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La semplicità non è sempre banalità. “Dentro la tasca di un qualunque mattino”
  • Agosto 29, 2024

“Rendere complicato ciò che è semplice è cosa banale; trasformare ciò che è complicato in qualcosa di semplice, incredibilmente semplice: questa è creatività.” (C. Mingus)

Le emozioni, anche se appaiono come “immediate” e “dirette”, in realtà risiedono in una zona della nostra coscienza difficilmente controllabile e comprensibile. Sono, in sè, complesse e difficili da ridurre. Uno dei modi che abbiamo di esprimerle attraverso la parola e l’azione è il loro trasferimento in un oggetto artistico, per esempio la canzone. In questo trasferimento è facile tradire la spontaneità del sentire e la sua autenticità, enfatizzando l’emozione con tanta musica, o con musica inutilmente complicata,  o con troppe e diffiicili parole. Pochi artisti hanno la capacità di operare sintesi credibili e insieme emozionanti e ricche di significato.

Un caso in cui mi sono trovato stupito e commosso per l’evidenza di questo equilibrio, è la canzone di Gianmaria Testa “Dentro la tasca di un qualunque mattino”. Ho ascoltato principalmente la versione live.

Ho provato a studiare questa canzone. Suonarla e cantarla. Di seguito un breve accenno.

Joyful Departure, un bel brano di Ralph Towner
  • Giugno 4, 2024

Ognuno di noi ha, come musicista, degli “spiriti guida” .Cristina Donà, secondo me la migliore autrice di canzoni italiana, ha dedicato ai suoi “spiriti guida” un bello spettacolo che ho avuto la gioia di andare ad ascoltare di recente. Io ho i miei. A volte ho avuto nella vita la possibiità di conoscerli e frequentarli, altre volte li ho visti da lontano, o ne ha letto o ascoltato i lavori.  È questo il caso di Ralph Towner, che ho scoperto negli anni ’90 grazie alla colonna sonora da lui realizzata di “Un’altra vita”, un film piuttosto duro di Carlo Mazzacurati, ambientato in vie di Roma molto vicine a quella in cui abito. Ho iniziato allora ad interessarmi alla sua musica, sono andato ad ascoltarlo in concerti con gli Oregon, il suo gruppo, e poi in concerti in solo. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarlo. Sono molto restio a questo tipo di cose. Raramente mi faccio avanti, ho una mia timidezza. Ho sempre desiderato conoscerlo di persona e ascoltarlo parlare di musica e di chitarra. Chissà, prima o poi capiterà.

Anni fa proposi al mio amico Stefano Donegà, che allora studiava con me, di trascrivere Joyful Departure, nella versione per chitarra sola. Provai allora anche a suonarla, ma ero troppo impegnato in altre faccende, soprattutto didattiche. Qualche giorno fa la trascrizione di Stefano è riemersa dal mio quaderno di appunti, ho preso la chitarra e ho iniziato a studiare questo bel pezzo di musica.

Ne è venuto fuori un piccolo video di studio quotidiano

 

e un video di analisi che vi invito a seguire.

 

Joyful Departure, analisi

Joyful Departure, studio casalingo

David Bowie, life on mars
  • Maggio 1, 2024

Sto cercando di immaginare un percorso di analisi di canzoni che funga da espansione e completamento dei concetti elaborati nel mio libro “Come si scrive una canzone”. Questo post è adatto a chi ha delle discrete conoscenze armoniche e di composizione di canzoni.

La prima analisi che vi propongo di ascoltare riguarda “Life on Mars” di David Bowie.

Nel corso della spiegazione troverete degli esercizi che potete provare ad eseguire.

Potete usare questa analisi:

  1. per trovare nuovi spunti per le vostre canzoni
  2. per un ascolto più attento e “tecnico” di una canzone di cui forse già sapete molto

Qui puoi ascoltare il brano per intero

Riferimenti nel libro dei concetti tecnici esposti nell’analisi:

Trasporto diatonico di una cellula melodica pag. 52

Anacrusi e Tesi pag.29

Modulazione ai toni lontani cap. 40

Collegamento degli accordi attraverso linee per grado congiunto diatoniche o cromatiche del basso cap.36 e cap. 37

Interscambio modale cap. 35

 

 

Artigianato, turnismo, ricerca
  • Aprile 30, 2024

Qual è la formula giusta, l’equilibrio con cui si può provare a vivere di musica, di arte?

Una bella chiacchierata con giovani eccellenti amici musicisti, oggi a pranzo.

“Campare, bisogna campare”, mi dici. E come posso non essere d’accordo.

E quindi ben vengano i concerti, possibilmente ben pagati, con un’anziana cantante, a cantare e suonare per anziani nostalgici degli anni ’60, ben vengano le serate nei locali, i matrimoni, la musica d’intrattenimento. Cantare bene, suonare bene, con professionalità. Sì, questo è giusto e va fatto, e fa anche bene. Abbiamo studiato, ci siamo esercitati, questo ce l’abbiamo. Ma posso accontentarmi di questo sano artigianato (so leggere le parti scritte, so interpretare, so gestire il palco, mi metto a servizio degli arrangiamenti, senza giudicare, senza ideologia), o la musica mi chiede qualcosa di più, di diverso? Secondo me la musica mi chiede anche di andare oltre, mi chiede di cercare, di lasciare delle tracce, di segnare qualche sentiero di evoluzione, anche piccola, minima, rispetto a ciò che già c’è. Le due cose non sono per forza incompatibili. Posso guadagnarmi da vivere mettendo la mia maestria al servizio della musica altrui, o anche facendo un’altro lavoro, o anche insegnando a suonare, e nello stesso tempo produrre cose mie, rischiare, uscire dalla zona di comfort, fare un piccolo passo alla volta e lasciare una traccia del mio percorso.

In questo modo l’arte si rigenera e cresce e posso stendere con più serenità il progetto in un arco di tempo ampio, nell’arco di tutta un’esistenza.

I quattro ingredienti per la zuppa giusta
  • Aprile 29, 2024

In un’intervista alla BBC del 1985  Joni Mitchell propose un suggerimento di metodo e contenuto che credo possa riguardare sia i rapporti di collaborazione musicale che la scrittura delle canzoni (grazie a Sara Rinaldi per avermelo fatto scoprire).

“Per trovare il giusto spirito nella musica deve esserci qualcosa di più di una relazione di lavoro. Deve esserci un senso di passione per essa. Per avere una comunicazione ideale e avvicinarsi alla verità di qualcosa ti devi indirizzare almeno verso quattro spiriti:

ci deve essere qualcosa per il cuore , qualcosa per l’intelletto, qualcosa per la sensualità e la sensazione, e ci deve essere qualcosa di arguto, un colpo diretto, breve e chiaro. Il giusto mix di queste verdure nella zuppa, questo dà soddisfazione.”

Sarebbe interessante provare a descrivere nell’ascolto di una canzone o di un brano musicale che ci piace particolarmente cosa soddisfa ciascuno di questi 4 spiriti.

 

Due brani con le accordature aperte (DADGAD)
  • Aprile 16, 2024

A novembre 2023, finito di registrare e mixare l’album “Under the trees”, sotto le dita sono apparsi, da soli, due nuovi brani, “Ground” e “Flowers”. Che fare?

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