Nel 2024 è uscito, prima nelle principali piattaforme di streaming, poi stampato su cd, l’album “Under the trees” di Stefano Scatozza.
L’album contiene una raccolta di composizioni di Stefano Scatozza per sola chitarra con corde in nylon, quella che tutti chiamiamo ”chitarra classica”, anche quando il repertorio che ci si suona non è propriamente classico. I brani di questo primo esperimento solista sono ispirati dalla musica dei popoli e dal jazz.
Il titolo “Under the trees” è dedicato agli alberi, fonte di energia e bellezza, che continuano a vivere nella vibrazione di molti strumenti musicali
Il concerto “Under the trees” unisce l’esecuzione delle composizioni al racconto del processo creativo che le ha generate. Il concerto diventa anche così una chiacchierata sull’esperienza personale di compositore. Stefano cerca di raccontare come questa dimensione creativa si colleghi al quotidiano vivere, agli affetti, alle relazioni, al lavoro, alla società intorno. Per esempio alcuni brani sono stati ispirati dall’esperienza del lockdown e delle trasformazioni psicologiche individuali e collettive che ne sono scaturite, altri sono ispirate agli affetti familiari, altri ad immagini e luoghi particolari. Senza voler condizionare troppo il pubblico, una “guida all’ascolto” consente di entrare nella musica con una diversa disposizione e consapevolezza.
“Rendere complicato ciò che è semplice è cosa banale; trasformare ciò che è complicato in qualcosa di semplice, incredibilmente semplice: questa è creatività.” (C. Mingus)
Ognuno di noi ha, come musicista, degli “spiriti guida” .Cristina Donà, secondo me la migliore autrice di canzoni italiana, ha dedicato ai suoi “spiriti guida” un bello spettacolo che ho avuto la gioia di andare ad ascoltare di recente. Io ho i miei. A volte ho avuto nella vita la possibiità di conoscerli e frequentarli, altre volte li ho visti da lontano, o ne ha letto o ascoltato i lavori. È questo il caso di Ralph Towner, che ho scoperto negli anni ’90 grazie alla colonna sonora da lui realizzata di “Un’altra vita”, un film piuttosto duro di Carlo Mazzacurati, ambientato in vie di Roma molto vicine a quella in cui abito. Ho iniziato allora ad interessarmi alla sua musica, sono andato ad ascoltarlo in concerti con gli Oregon, il suo gruppo, e poi in concerti in solo. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarlo. Sono molto restio a questo tipo di cose. Raramente mi faccio avanti, ho una mia timidezza. Ho sempre desiderato conoscerlo di persona e ascoltarlo parlare di musica e di chitarra. Chissà, prima o poi capiterà.
Anni fa proposi al mio amico Stefano Donegà, che allora studiava con me, di trascrivere Joyful Departure, nella versione per chitarra sola. Provai allora anche a suonarla, ma ero troppo impegnato in altre faccende, soprattutto didattiche. Qualche giorno fa la trascrizione di Stefano è riemersa dal mio quaderno di appunti, ho preso la chitarra e ho iniziato a studiare questo bel pezzo di musica.
Ne è venuto fuori un piccolo video di studio quotidiano
e un video di analisi che vi invito a seguire.
Sto cercando di immaginare un percorso di analisi di canzoni che funga da espansione e completamento dei concetti elaborati nel mio libro “Come si scrive una canzone”. Questo post è adatto a chi ha delle discrete conoscenze armoniche e di composizione di canzoni.
La prima analisi che vi propongo di ascoltare riguarda “Life on Mars” di David Bowie.
Nel corso della spiegazione troverete degli esercizi che potete provare ad eseguire.
Potete usare questa analisi:
Qui puoi ascoltare il brano per intero
Riferimenti nel libro dei concetti tecnici esposti nell’analisi:
Trasporto diatonico di una cellula melodica pag. 52
Anacrusi e Tesi pag.29
Modulazione ai toni lontani cap. 40
Collegamento degli accordi attraverso linee per grado congiunto diatoniche o cromatiche del basso cap.36 e cap. 37
Interscambio modale cap. 35
Qual è la formula giusta, l’equilibrio con cui si può provare a vivere di musica, di arte?
Una bella chiacchierata con giovani eccellenti amici musicisti, oggi a pranzo.
“Campare, bisogna campare”, mi dici. E come posso non essere d’accordo.
E quindi ben vengano i concerti, possibilmente ben pagati, con un’anziana cantante, a cantare e suonare per anziani nostalgici degli anni ’60, ben vengano le serate nei locali, i matrimoni, la musica d’intrattenimento. Cantare bene, suonare bene, con professionalità. Sì, questo è giusto e va fatto, e fa anche bene. Abbiamo studiato, ci siamo esercitati, questo ce l’abbiamo. Ma posso accontentarmi di questo sano artigianato (so leggere le parti scritte, so interpretare, so gestire il palco, mi metto a servizio degli arrangiamenti, senza giudicare, senza ideologia), o la musica mi chiede qualcosa di più, di diverso? Secondo me la musica mi chiede anche di andare oltre, mi chiede di cercare, di lasciare delle tracce, di segnare qualche sentiero di evoluzione, anche piccola, minima, rispetto a ciò che già c’è. Le due cose non sono per forza incompatibili. Posso guadagnarmi da vivere mettendo la mia maestria al servizio della musica altrui, o anche facendo un’altro lavoro, o anche insegnando a suonare, e nello stesso tempo produrre cose mie, rischiare, uscire dalla zona di comfort, fare un piccolo passo alla volta e lasciare una traccia del mio percorso.
In questo modo l’arte si rigenera e cresce e posso stendere con più serenità il progetto in un arco di tempo ampio, nell’arco di tutta un’esistenza.
In un’intervista alla BBC del 1985 Joni Mitchell propose un suggerimento di metodo e contenuto che credo possa riguardare sia i rapporti di collaborazione musicale che la scrittura delle canzoni (grazie a Sara Rinaldi per avermelo fatto scoprire).
“Per trovare il giusto spirito nella musica deve esserci qualcosa di più di una relazione di lavoro. Deve esserci un senso di passione per essa. Per avere una comunicazione ideale e avvicinarsi alla verità di qualcosa ti devi indirizzare almeno verso quattro spiriti:
ci deve essere qualcosa per il cuore , qualcosa per l’intelletto, qualcosa per la sensualità e la sensazione, e ci deve essere qualcosa di arguto, un colpo diretto, breve e chiaro. Il giusto mix di queste verdure nella zuppa, questo dà soddisfazione.”
Sarebbe interessante provare a descrivere nell’ascolto di una canzone o di un brano musicale che ci piace particolarmente cosa soddisfa ciascuno di questi 4 spiriti.
A novembre 2023, finito di registrare e mixare l’album “Under the trees”, sotto le dita sono apparsi, da soli, due nuovi brani, “Ground” e “Flowers”. Che fare?